Raggiunti in extremis, sfuma la fuga
Cronaca
2 Febbraio 2025 Fonte:
Il Mattino
All'Olimpico gli azzurri in vantaggio con Spinazzola nel primo tempo, vengono raggiunti dalla Roma con Angelino in pieno recupero
Poteva tranquillamente vincere. E invece ha solo pareggiato. La grande illusione svanisce al 91esimo minuto e mezzo, con il diagonale al volo di Angelino. Non è la fine del mondo, ma è un vero peccato veder svanire a un passo dal traguardo il sogno dell'ottava meraviglia. Tant'è. Finisce 1-1 all'Olimpico. Peccato, perché il Napoli si è improvvisamente rimpicciolito mentre il tempo passava, come Benjamin Button ha cominciato vecchio e ha finito poppante, prima di dire addio alla vittoria. Ma è un risultato positivo, non è il caso di sminuire il fatto che la squadra di Conte resta ancora imbattuta.
Peccato solo per quell'immagine non da capolista nel finale del secondo tempo, quando il Napoli è apparso come una creatura friabile, con il cuore che è diventato, d'un tratto, tremulo nella tempesta. Il rimpianto c'è. Dopo che Spinazzola, sicuramente incantato dal Conte di Montecristo, aveva servito la sua personale vendetta neppure fosse Edmond Dantes, segnando un gol-meraviglia al 29' del primo tempo alla sua ex squadra. Un pallonetto degno di un altro Leo... Messi. Certo sembrava il semaforo verde alla prima vera fuga del campionato. Ma non è così. Anche se ormai gli azzurri sono fuori dalla tana, allo scoperto, l'occhio di bue sparato addosso. Primi anche se la difesa nella notte romana non è apparsa protetta come il forziere di Fort Knox. E c'è anche un po' di rabbia, per due rigori sospetti che l'arbitro Fabbri non si è degnato neppure di valutare al Var.
Forse neppure nella sue più rosee previsioni, Conte si aspettava che Ranieri si consegnasse al Napoli con questa gracilità. Era una strategia, una furbata. Finalizzata a strappare un punticino. Però, alla lunga, sor Claudio la sua missione l'ha centrata. Le fatiche di coppa lo costringono a fare i conti con un turnover massiccio: onestamente la capolista neppure aveva bisogno di una squadra schierata con metà delle sue riserve (ben sei cambi rispetto all'Eintracht), timida e impacciata, con una difesa all'improvviso a 4 (ma in realtà è un catenaccione) e due là davanti come Shomurodov e Soulé, con Dybala e Dovbyk lasciati in panchina.
Ad armi pari, c'è già un abisso (dice la classifica) tra Napoli e Roma. Onestamente quasi un suicidio il turnover dei padroni di casa, visto la corazzata che c'è al suo cospetto. Tanta grazia. Il Napoli conduce la partita col suo reticolo fittissimo di passaggi a corta e media gittata, Lobo e gli altri menano le danze con entusiasmo, e la Roma si preoccupa solo di chiudere col sacrificio collettivo. Insomma, la squadra di Ranieri gioca con il Napoli proprio come quelli che si tuffano in uno specchio d'acqua pieno di squali bianchi. E infatti, puntualmente, viene sbranata: dopo il primo tentativo di McTominay (15') e il quasi rigore per il fallo su Politano di Pisilli (ma viene ammonito il napoletano) arriva la meraviglia di Spinazzola al 39' servito in attacco con una manovra che si srotola elegante come un tappeto. L'assist è di Juan Jesus, un altro che dalla Roma è andato via non proprio con il sorriso sulle labbra. Il Napoli continua a muovere la palla con Lobotka e sull'asse di sinistra con efficacia e brio. C'è anche un'altra lamentela azzurra, per la spinta a McTominay di Konè in area: è più di un sospetto. La Roma vive nella sua area tutto il primo tempo e ci ha provato davvero solo nel finale, con un mischione di Ndicka parato in maniera strepitosa da Meret. L'unico momento critico.
Il finale giallorosso del primo tempo ha dimostrato che con un altro atteggiamento, sor Claudio potrebbe ottenere di più. Ma non è così, almeno all'inizio. Gli azzurri, acquattati nel fogliame del possesso palla, contiani nell'anima e nell'atteggiamento, non mollano di un metro. Anzi, difendono il gol di Spinazzola apparentemente con il sigaro tra i denti nella ripresa. Ranieri capisce che c'è da fare qualcosa, approfitta dei guai fisici di El Shaarawy e Koné e butta dentro Saelemaekers e Paredes. Ora immaginare la Roma continuare la sua apatia, pure sarebbe una discreta sottovalutazione dei potenziali pericoli: al 63' entra (finalmente per i tifosi di casa) Dovbyk al posto di Cristante. Conte conosce le insidie di partite apparentemente sotto controllo, come appare questa che ha tra le mani: c'è un palo colpito da Lukaku (71') ma il gioco era fermo per un fuorigioco del belga.
Mentre Paredes colpisce l'esterno del palo, su calcio di punizione, a don Antonio viene il sospetto che nel finale qualcosa di diverso succederà: sospetto che diventa certezza quando Ranieri sposta uomini in avanti e inserisce Dybala. Conte, nel frattempo, si blinda facendo uscire Neres e piazzando Mazzocchi a destra e avanzando, ma senza esagerare, Spinazzola. I timori erano giusti: il 3-5-2 con cui gli azzurri si piazzano all'Olimpico è sempre ordinato, ma così il Napoli dà troppo campo agli avversari. I difensori si ammassano nell'area davanti a Meret fino a quando arriva la spinta decisiva, con McTominya in ritardo su Saelemaekers e Angelino solo in area, liberissimo di coordinarsi e colpire. No, così fa proprio male. Ma non è la fine del mondo.
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